Da Ingegneria a pittura – parte 3

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A ottobre 2012 iniziai le lezioni presso la Scuola D’arte Applicata Del Castello Sforzesco… dal nome fin troppo lungo, infatti è detta “scuola del castello”, che dà alla scuola una parvenza fantasy e avventurosa, e così fu la mia permanenza.

 

Mi sentivo in qualche modo sotto pressione data la mia poca dimestichezza con il disegno, al contrario, a livello umano, mi sentivo a mio agio: chiunque tra compagni e insegnanti era disposto a dedicarti del tempo e darti qualche consiglio utile.

 

I miei compagni di corso, oltre che essere molto bravi, avevano uno stile già consolidato o in fase di definizione, io invece speravo che i miei disegni “stessero in piedi” e che non sembrassero disegnati da un bambino.

 

Quando iniziai il corso utilizzavo solo la matita, traendo i soggetti da qualche foto di riferimento, ero un discreto copiatore, ma trovavo difficile immaginare un soggetto per poi disegnarlo.

 

A lezione arrivò il colore, presi per la prima volta in mano un pennello e iniziai a usare acquerelli, acrilici e inchiostri oltre che a studiare le basi del disegno come anatomia e prospettiva.

 

Penso che il confronto in qualsiasi ambito sia alla base della crescita personale, non è da meno l’illustrazione, ancora adesso mi piacciono alcune soluzioni ispirate da alcune persone che frequentavano il mio corso.

 

A febbraio 2013 mi laureai in Ingegneria Informatica, l’ultimo esame lo avevo passato a settembre, fu strano andare di nuovo al politecnico dopo mesi fuori da quell’ambiente. Era come scontrarsi con una parte vecchia e non aggiornata di me stesso, il contrasto fra pittura e ingegneria persiste ancora, a secondo del giro di conoscenti o amici che frequento sono “il pittore” o “l’ingegnere”.

 

Il primo anno alla scuola del Castello, fu un anno di transizione: una lunga corsa per assimilare nel più breve tempo possibile la tecnica di cui avevo bisogno per i miei disegni ma soprattutto per la mia sicurezza.

 

Il secondo anno avevo già consolidato alcune tecniche e cercavo di esprimermi in uno stile inquadrabile e personale, mi stavo muovendo in due direzioni artistiche:

 

La prima con illustrazioni in bianco e nero usando il tratteggio iniziò a prendere forma con qualche accenno surreale, ispirato principalmente a Otto D’Ambra. Qui potete dare un occhio ai miei lavori.

L’altra molto colorata e realizzata con l’Ecoline, molto simile all’acquarello ma con colori chimici e molto brillanti, strizzava l’occhio alla psichedelia. Qui potete dare un occhio a questi lavori.

 

Volevo firmare le mie illustrazioni con un nome che desse già un’idea di quello che facevo, nacque così il mio alter ego Visioni Altrove, decisi questo nome dopo molti ripensamenti, e dopo aver constatato che calvaza bene per entrambi gli stili che stavo sviluppando. Qui il profilo Instagram di Visioni Altrove.

 

Una volta consolidato lo stile e la tecnica mi mancava solo il coraggio di mostrare qualche lavoro… cosa che feci.

(continua)